Chat Control 2.0: la nostra privacy è in pericolo?

Nel 2022 la commissione Europea ha presentato una proposta che vuole rendere il controllo dei messaggi obbligatorio per tutti i provider di email e app di messaggistica, comprese quelle protette da crittografia end-to-end, denominato dagli oppositori Chat Control.

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Ma in cosa consistono questi controlli?

La proposta obbliga i providers ad implementare un sistema di controllo che cerca a tappeto in tutte le chat, messaggi e email dei contenuti sospetti senza filtri e discriminazioni, questo in modo automatico confrontando il materiale con un database segreto. Altri aspetti includono il blocco di alcune reti, lo screening di spazi cloud privati comprese foto personali, verifica obbligatoria dell’età che esclude di fatto la possibilità di comunicare in maniera anonima, censura degli appstore e l’esclusione dei minori dal mondo digitale.

Attualmente, è in vigore un regolamento (Chat Control 1.0) che permette ai provider di effettuare uno scan delle comunicazioni volontariamente. Al momento sono pochi i servizi che aderiscono e tutti non criptati, come Gmail, Facebook/Instagram, Messenger, Skype, Snapchat, iCloud Email e X-Box Chat.

Qual è l’obbiettivo di questa legge?

Il Chat Control 2.0 punta a diventare lo strumento principale nella lotta contro il materiale pedopornografico (CSEM) e l’abuso sui minori. L’argomento è ovviamente di grande importanza, tuttavia alcuni attivisti credono che questo sia il primo passo verso la sorveglianza di massa e rappresenti una violazione del diritto alla privacy dei cittadini. Anche alcuni esperti del settore, come le associazioni per la protezione dei minori, ritengono che il provvedimento non porterà grandi benefici, preferendo invece investire in strumenti già presenti e soprattutto sulla formazione.

Quali rischi porta questo provvedimento?

Il sistema sarebbe gestito da un ufficio centrale in diretto contatto con le autorità. I dubbi perciò nascono direttamente dalla loro affidabilità e dall’automazione dei controlli. Questi infatti non sono esenti da errori, come non sono immuni da attacchi informatici e potenziali fughe di dati.

Queste sono le principali motivazioni per cui la proposta ancora non è stata approvata, molti rappresentanti europei infatti richiedono prima delle modifiche volte a trovare un equilibrio tra sicurezza e privacy. Ad esempio, abbandonare l’idea di utilizzare l’intelligenza artificiale per riconoscere preventivamente materiale sospetto, o l’esclusione delle conversazioni crittografate dai controlli.

E’ chiaro quindi che la strada da fare è ancora molta e trovare una soluzione è necessario per evitare che una volta implementato, questo sistema venga usato nel modo sbagliato. Soprattutto considerato che non sarà difficile applicarlo anche ad altri contesti, come la lotta contro il terrorismo o la droga.

Alcuni paesi europei si dichiarano ancora indecisi sulla questione, tra cui l’Italia. La difficoltà nella presa di posizioni si può ricondurre direttamente alla nostra costituzione, di cui citiamo l’articolo 15:

La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili. La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge.

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